Video pubblicato dal gruppo Aereovisione su YouTube il 10 giugno 2013
CAVA MANARA. Nel Regno Unito li chiamano “crop circles”, in Italia sono noti con il più banale nome di cerchi nel grano. Raffigurazioni geometriche ottenute dall’appiattimento delle piante di cereale. Uno di questi cerchi è comparso, nella notte, in un campo di grano che si trova a poca distanza dal corso del fiume Po, nel territorio di Cava Manara. Chi percorra il ponte di Bressana, in direzione dell’Oltrepo, lo può agevolmente notare dall’alto, guardando alla sua destra. L’immagine ha attirato l’attenzione di molti curiosi e pare che nei giorni scorsi qualcuno sia stato notato in atteggiamento di preghiera nei pressi del cerchio, che ha un diametro approssimativo di cinquanta metri. I cerchi nel grano sono uno dei terreni sui quali si consuma, in maniera più aspra, lo scontro tra scettici e seguaci delle teorie della cospirazione o, meglio ancora, studiosi di ufologia. Secondo quanti credono nell’esistenza di intelligenze extraterrestri, questi segni verrebbero lasciati dall’atterraggio, nei campi di grano, di navicelle aliene. Gli Ufo, appunto. Secondo i più pragmatici esperi del Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale), ma anche secondo moltissime altre fonti, i cerchi potrebbero essere facilmente realizzati servendosi di assi e cavi di acciaio. Anzi, proprio nel Regno Unito l’«esperimento» è stato realizzato per la prima volta, in tempo reale, davanti agli occhi di diversi giornalisti. Secondo gli scettici del Cicap, anzi, la realizzazione dei cerchi sarebbe ormai una vera e propria forma di arte.
«Se per le formazioni fino alla fine degli anni ’80 (semplici cerchi) si poteva parlare di burloni, oggi questa posizione
va rivista. – si legge sul sito dell’associazione scettica – Si tratta di prendere atto che si è di fronte a delle opere che appartengono a una nuova forma d’arte. Il Cicap ritiene quindi che la giusta chiave di lettura sia quella di interpretare i crop circles come espressioni di “Land art”».
Articolo tratto da “La Provincia Pavese” del 9 giugno 2013
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