Partigiani sott’attacco nel gennaio 1945 gli eccidi di Verretto e Cascina Bella

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I rastrellamenti della Sicherheits e della brigata nera Alfieri causarono la morte di nove resistenti. Ecco la loro storia

Il gennaio 1945 fu un mese durissimo per la Resistenza pavese, forse ancora più duro di dicembre, quando il grande rastrellamento dei “mongoli”, i soldati di stirpe calmucca dell’Armata Rossa catturati dai tedeschi durante le battaglie di accerchiamento del 1941-42 e riarruolati – a forza o per libera scelta – nella Wehrmacht nazista, aveva messo in ginocchio le formazioni partigiane dell’Oltrepo, decimandole e disperdendole, mentre la valle Staffora e le valli vicine venivano messe a ferro e a fuoco, con l’incendio di case e cascinali, gli stupri, le violenze sui civili. Ma alla morsa della divisione Turkestan (che a fine dicembre era stata ritirata e rischierata lungo la Linea Gotica in vista dell’inevitabile spallata alleata di primavera) aveva fatto seguito quella della Sicherheits Abteilung – letteralmente “plotone di sicurezza” – famigerata banda paramilitare agli ordini diretti delle Ss, spalleggiata dalla brigata nera Alfieri, che da Pavia si era diretta verso la zona di Bressana e Lungavilla, “santuario” ribelle di pianura.

All’alba del 2, l’Alfieri, guidata dal tenente colonnello Arturo Bianchi, fascista e squadrista della prima ora, stringe d’assedio l’intera zona e in una casupola di campagna di Verretto intrappola quattro resistenti che cadono nel successivo scontro a fuoco. Le vittime dell’eccidio sono Ferruccio Luini, Ermanno Gabetta, Giovanni Mussini e Pietro Rota. «Il colpo per l’Oltrepo partigiano è particolarmente duro – scrive il professor Giulio Guderzo ne “L’altra guerra” – Gabetta era uno sperimentato animatore della lotta in pianura, Mussini colonna portante dell’azione comunista nell’area». Il 19, parte all’attacco la Sicherheits. Felice Fiorentini, il suo comandante che si fregia del grado di colonnello (ex pacifico direttore della ferrovia Voghera-Varzi, divenuto un feroce soldato di ventura che non arretra di fronte a nulla) scovano in una buca ricavata dalla nuda terra nei boschi di Po, vicino alla Cascina Bella di Bressana, cinque partigiani della brigata garibaldina Crespi e li sterminano senza pietà con bombe a mano e raffiche di mitra. Le vittime sono Erminio e Bordino Milanesi, padre e figlio di 48 e 20 anni, artigiani meccanici; Piero Landini, classe 1919, operaio; Giuseppe Marabelli, 21 anni, falegname; Natale Del Favero, nato nel 1925, operaio. Le autorità fasciste non consentono lo svolgimento dei funerali, che si terranno solo a guerra finita, nel maggio del ’45.

Un ulteriore, tremendo colpo alla Resistenza viene assestato la notte tra il 30 e il 31 gennaio, quando grazie a una “soffiata”, reparti della solita Sicherheits e della Guardia repubblicana (Gnr) accerchiano Pozzol Groppo e sorprendono nel sonno, alle scuole elementari , il comandante della brigata Cornaggia, Alberto Ermes Piumati, il commissario politico Carlo Covini, il vice Lucio Martinelli, la fidanzata di Piumati, Anna Mascherini, vogherese, e i partigiani Fulvio Sala e Giovanni Torlasco. Finiranno tutti davanti al plotone di esecuzione.—

ROBERTO LODIGIANI

Tratto da “La Provincia Pavese” del 14 Gennaio 2022
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