Pezzali e Repetto sono di Pavia, e qualcuno potrebbe obiettare che non abbiano nulla a che fare con Bressana Bottarone. Tuttavia, negli anni ’90, molti ragazzi di Bressana frequentavano le scuole superiori proprio a Pavia, trascorrendo lì buona parte delle loro giornate. I più grandi tornavano in città anche di sera per andare al cinema o passare qualche ora nei locali del centro. Era possibile incontrarli per strada o nei locali che frequentavano, e parlarci come fosse la normalità. È per questo che ho deciso di dedicare un articolo a questa serie, che ho apprezzato particolarmente e che mi ha riportato a quegli anni. Del resto, non possiamo negare che, chi più chi meno, tutti abbiamo ascoltato le canzoni degli 883. La loro musica è stata un pezzo di storia in cui tanti giovani si riconoscevano.
Max Pezzali e Mauro Repetto hanno incarnato i sogni, i dilemmi e l’evasione tipici di chi cresceva nella provincia italiana degli anni ‘90. La loro carriera, raccontata oggi nella nuova serie “Hanno ucciso l’uomo ragno”, in onda su Sky, è diventata una porta verso quegli anni indimenticabili, riportando alla mente ricordi di serate estive in cui i ragazzi si riunivano nei bar del paese, accompagnati dalla loro musica.
Gli 883 non erano solo una band: erano un fenomeno culturale. Rappresentavano un punto di riferimento per chi, vivendo in provincia, si sentiva lontano dalle grandi città ma condivideva le stesse aspirazioni e sfide. Con brani come Nord Sud Ovest Est, Come mai e Gli anni, Pezzali e Repetto cantavano della vita quotidiana di chi cresce lontano dalle metropoli, ma cerca comunque la propria strada. Per i giovani di provincia, le canzoni degli 883 diventavano una colonna sonora quotidiana. Nei testi c’era la realtà della provincia: le uscite con gli amici, i primi amori, le ansie per il futuro, il desiderio di trovare il proprio spazio.
Gli anni ’90 sono stati un decennio irripetibile, e gli 883 rappresentano uno degli emblemi più iconici di quel periodo. Attraverso i loro brani, i giovani trovavano conforto e complicità, sentendosi rappresentati da un duo che riusciva a dare voce a un’intera generazione. La provincia diventava così protagonista, portando storie di vita “normale” e sentimenti genuini al centro dell’attenzione nazionale.
La serie “Hanno ucciso l’uomo ragno” riporta in vita quell’epoca, esplorando la storia degli 883 dai primi passi al successo. La trama segue il duo attraverso difficoltà, esibizioni, e il boom mediatico. Attraverso il racconto, il pubblico può rivivere la crescita di un gruppo che rappresentava la normalità dei ragazzi di provincia. Le atmosfere ricreate, la musica e i costumi dell’epoca riescono a immergere lo spettatore negli anni ‘90, riscoprendo il piacere della semplicità e di un periodo che, per molti, è stato un momento d’oro.
Molti ricordano ancora le serate estive in cui la musica degli 883 usciva dagli stereo, accompagnando i momenti di aggregazione tra amici. Pezzali e Repetto, con i loro brani, hanno permesso ai giovani di sognare qualcosa di più, spingendoli a cercare la propria strada senza dimenticare le proprie radici. La provincia pavese, spesso lontana dai riflettori, è diventata il punto di partenza di una storia di successo che ha raggiunto tutta Italia.
Per i ragazzi di allora, ora adulti, questa serie rappresenta una finestra sui ricordi, mentre per i più giovani è un’opportunità di scoprire un’epoca in cui la semplicità, la musica e l’amicizia erano valori fondamentali.
Sydney Sibilia, creatore della serie, ha inserito elementi iconici del periodo, come la birra scura, che catturano lo spettatore e lo riportano direttamente indietro nel tempo. Sono gli anni in cui Lorenzo Jovanotti, Fiorello e Gerry Scotti muovono i primi passi nelle loro carriere, mentre Claudio Cecchetto domina la scena musicale. Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli interpretano magistralmente Max Pezzali e Mauro Repetto, entrando perfettamente nei loro personaggi.
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